Precisiamo, innanzitutto, che la vera risposta al grido di aiuto dell’uomo che soffre non è l’eutanasia, ma l’impegno a prendersene cura, ad alleviare il suo dolore e la sua sofferenza e a sostenerlo nei momenti di difficoltà e di smarrimento. La risposta di una società sempre più edonista ed egoista è, invece, quella dell’indifferenza, lasciando solo chi chiede aiuto. Tanto chiasso, ma nessun interesse se non la falsità dell’autodeterminazione. La cosa importante è che la responsabilità ricada su chi, in modo talora implicito, aveva chiesto aiuto per condividere un fardello divenuto troppo pesante. Ed è questo il vissuto di chi – come hanno riferito le cronache di questi giorni – pur avendo in passato pensato all’eutanasia, oggi è contento che quella decisione non sia stata presa in considerazione da “mani pietose”.
La “dolce morte”: è questo il nuovo tormentone del balletto mediatico. Lasciato dietro l’angolo “l’aborto facile” con l’RU486 e il “figlio ad ogni costo” con la fecondazione artificiale, siamo costretti a ascoltare una canzone dalle parole già note e scontate. Eccone alcune. Libertà, perché ciascuno deve essere libero di scegliere senza tenere presente se quello che sceglie sia giusto o sbagliato. Pratica clandestina dell’eutanasia, come se fosse sufficiente questo per giustificarne un uso “corretto” e controllato”. Pandemia di eutanasia per cui tutti vorrebbero l’eutanasia, senza mettere in evidenza non solo che questo non è vero ma che il grande dramma è quello dell’abbandono di chi sta male. Diseguaglianza tra ricchi e poveri, per cui solo i ricchi potranno permettersi il lusso di andare all’estero per esercitare quel “diritto a morire” che in Italia non è riconosciuto. Civiltà, perché il riconoscimento anche del diritto di morire metterebbe l’Italia allo stesso livello di avanguardia di altri Paesi Europei. E così, non si è tardato a tirare fuori dal cilindro Olanda e Svizzera, paesi considerati “civili” perché consentono di praticare l’eutanasia anche sotto la forma di “suicidio assistito” e promettono viaggi della morte all’estero. A questo si aggiunga, anche, la voluta mancanza di chiarezza sui termini del dibattito: l’eutanasia viene considerata l’alternativa all’accanimento terapeutico; i testamenti biologici o le direttive anticipate di trattamento vengono presentati come un rifiuto anticipato dell’accanimento terapeutico e nascondono, in effetti, finalità eutanasiche. Senza ricordare che, se la volontà da esprimere è relativa all’accanimento terapeutico, il medico sa già che non lo deve praticare: spesso, però, non sa dove esso comincia.
E così sull’onda dell’emozione, con le menti instupidite dai tanti dibattiti urlati, continuiamo a combattere con la mancanza di efficaci reti di assistenza domiciliare, con l’assenza di interventi a sostegno delle famiglie dei malati, con la carenza di hospice e di strutture per la lungodegenza, con l’impossibilità di accedere con facilità alle cure palliative, con la mancanza di personale sanitario adeguato. A quando un Paese più civile in grado di rispondere ai bisogni dei malati e delle loro famiglie?
Erano in 130 nei giorni scorsi a Roma, provenienti da 18 regioni, i sostenitori di Scienza & Vita di tutta la penisola. Un incontro festoso e di riflessione, con il quale si è aperto un confronto sempre più stretto tra persone che condividono le stesse idee, per poter poi intervenire in modo efficace sia ognuno nella propria zona, sia a livello nazionale.
Il primo incontro delle associazioni locali di Scienza & Vita
Erano in 130 nei giorni scorsi a Roma, provenienti da 18 regioni, i sostenitori di Scienza & Vita di tutta la penisola. Un incontro festoso e di riflessione, con il quale si è aperto un confronto sempre più stretto tra persone che condividono le stesse idee, per poter poi intervenire in modo efficace sia ognuno nella propria zona, sia a livello nazionale. Si è parlato di numerosi argomenti di attualità: eutanasia, pillola abortiva fecondazione assistita. Tutti temi che che oramai sono presenti ogni giorno sui giornali e in televisione. L’impegno innanzitutto si gioca nella chiarificazione del linguaggio. “Il problema principale è proprio quello di ridare il giusto significato alle parole – ha esordito la presidente nazionale di Scienza & Vita, Maria Luisa Di Pietro -. E’ evidente nell’attuale dibattito sulla fine della vita come si gioca sui termini: eutanasia attiva e passiva, accanimento terapeutico, testamento biologico. Ad esempio, anche la stessa distinzione tra eutanasia passiva e attiva può essere inesatta: l’eutanasia è sempre e nel contempo attiva, per chi la fa, e passiva, per chi la subisce”. La bioeticista della Cattolica ha poi illustrato in anteprima ai partecipanti le nuove linee programmatiche. Dai temi legati alla fecondazione assistita Scienza & Vita allarga ora il suo orizzonte a questione femminile, eutanasia e malattie rare.
Scienza & Vita, inoltre ti segnala i seguenti eventi che si terranno nelle prossime settimane:
L’associazione, inoltre, sarà presente con un proprio stand al Convegno ecclesiale di Verona
La federazione dei movimenti per la vita e dei centri di aiuto alla vita della Liguria mette in campo un programma di formazione nell’ambito del progetto "Bios & Polis". Inoltre è sempre disponibile la mostra che Scienza & Vita e “La bottega dell’orefice” hanno fatto girare per l’Italia in occasione del referendum del giugno 2005. Sulle celleule staminali si è tenuto un importante convegno internazionale organizzato dalla Federazione mondiale dei medici cattolici e dalla Pontificia accademia per la vita.
La federazione dei movimenti per la vita e dei centri di aiuto alla vita della Liguria mette in campo un programma di formazione nell’ambito del progetto "Bios & Polis". Si parte il 15 ottobre con l’onorevole Carlo Casini (Un volontariato all’altezza del suo compito di servizio e proposta). Si prosegue nelle domeniche successive con Maria Pia Buracchini, psicologa e responsabile del corso, con il genetista Domanico Coviello e il medico Luca Bucci. Infine quarta e ultima tappa con Andrea Porcarelli, filosofo dell’Ateneo domenicano di Bologna. Per il programma completo e altre informazioni cliccare qui.
E’ sempre disponibile la mostra che Scienza & Vita e “La bottega dell’orefice” hanno fatto girare per l’Italia in occasione del referendum del giugno 2005. “Per la vita che comincia” è un itinerario multimediale dedicato a giovani, coppie, famiglie educatori, operatori socio-sanitari. Vengono affrontati gli aspetti scientifici e culturali della procreazione che, davanti ai progressi della tecnica, chiedono un approccio multidisciplinare, sempre più complesso. La mostra è a disposizione di chi vorrà allestirla nel proprio luogo di impegno. Può essere richiesta allo 080. 5218807, 338.6505700.
Sul tema delle cellule staminali, che ha monopolizzato anche le cronache estive con notizie rivelatesi poi inesatte e gonfiate, si è tenuto in settembre un importante convegno internazionale organizzato dalla Federazione internazionale delle associazioni dei medici cattolici e dalla Pontificia Accademia per la vita in collaborazione con l’Azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia di Udine e la fondazione parigina “Jerome Lejeune”. Il titolo era “Cellule staminali: quale futuro terapeutico? Aspetti scientifici e problematiche bioetiche”. Per saperne di più clicca qui.
Una chiarezza fondativa resa, d’altra parte, necessaria dalla volontà di elaborare un pensiero forte (“La forza del pensiero, e di un pensiero morale forte, dovrà accompagnarsi alla forza, talora dirompente, della scienza e delle tecnologia", p. 92) quale servizio ad una scienza per l’uomo (“Per quanto ne sappia – scrive Elio Sgreccia a proposito nel noto dibattito sul cosiddetto “ootide” – questa teoria è tutta da dimostrare e, almeno per ora, non può reggersi come linea di condotta, neppure se viene fatta propria da politici abituati a prendere decisioni. Chi invoca Galileo, non può prendere sul serio la teoria dell’ootide "non ancora embrione", p. 228) e alla crescita di una società che si faccia garante di ogni vita umana (“Siamo oggi ad un crocevia in cui le strategie mediche, tutte quelle che riguardano la vita nascente e la vita neonatale, diventano strategie politiche e chiamano in causa la filosofia politica che anima la società. Ma la libertà dell’adulto può arrivare fino al punto di eliminare a piacere e senza remora giuridica la vita del soggetto umano nella fase nascente o nei processi procreativi?”, p. 15). Un libro di grande attualità e ricco di argomentazioni, con le quali – come scrive Adriano Pessina – “si può essere d’accordo o si può dissentire […] ma resta un fatto: in questi articoli emerge con vigore un’appassionata ricerca della verità che muove da un’appassionata dedizione alla persona umana in tutte le sue concrete determinazioni esistenziali” (p. XVI).
Eutanasia = dal greco: eu, buona; thanatos, morte, etimologicamente significa “buona morte” nel senso di una morte serena, tranquilla, senza sofferenze e come tale desiderabile e auspicabile per ogni uomo. Oggi ha assunto, però, un significato del tutto diverso. L’Associazione Medica Mondiale definisce, infatti, l’eutanasia – prima di dichiararne l’illiceità – come l’atto “con cui si pone deliberatamente fine alla vita di un paziente, anche nel caso di richiesta del paziente stesso o di un suo parente stretto”. La finalità è, quindi, la morte del paziente a prescindere dall’atto che lo genera e dal soggetto della richiesta
Testamento di vita = traduzione dall’inglese living will, che significa letteralmente "volontà espressa in vita" da un soggetto e riferita in modo particolare al proprio morire. Si parla anche di advance care directives, tradotte in italiano con “direttive anticipate per il medico” o semplicemente “direttive anticipate”. I due termini vengono utilizzati in modo intercambiabile per riferirsi a generiche dichiarazioni di volontà del paziente circa le scelte terapeutiche ed assistenziali che lo potrebbero riguardare.