SCIENZA & VITA: Il CASO NUVOLI RIPORTA IN PRIMO PIANO LA COSCIENZA E LA PROFESSIONALITA’ DEL MEDICO
Il dibattito sul caso Welby non poteva non avere come primo effetto il moltiplicarsi di richieste di interruzione di terapie di sostegno vitale. Il caso Nuvoli ne è un esempio emblematico. Sarà di nuovo la "piazza" mediatica a discutere se si tratta di sospensione di accanimento terapeutico o di eutanasia, anche nella forma di "suicidio assistito"? E’ inevitabile, a questo punto, mettere in guardia l’opinione pubblica dal pressing esercitato da quei settori che puntano sull’emotività e sul caso singolo per forzare le scelte del legislatore.
L’associazione Scienza & Vita condivide l’intervento del giudice di Sassari e la posizione assunta da parte dei medici della Rianimazione dell’Ospedale Santissima Trinità di Sassari, laddove rimettono al centro del dibattito la coscienza e la professionalità del medico. Il Pubblico Ministero della Procura di Sassari infatti ha così respinto la richiesta, richiamando all’attenzione la centralità del medico: “Non si può costringere un medico, neppure indirettamente, a compiere un atto al quale la sua coscienza si ribella". Si tratta di quella coscienza, che per il Codice di deontologia medica – sottolinea Scienza & Vita – viene prima ancora del convincimento clinico e che può portare a rifiutare la propria opera; quella libertà di coscienza che è costituzionalmente tutelata. In sostanza, rimarca Scienza & Vita, il Pubblico Ministero sottolinea che non solo non si può obbligare qualcuno a fare il contrario di quello che richiede la sua professione e la sua professionalità, ma che procurare l’insufficienza respiratoria non è una mera sospensione di terapie di sostegno vitale ma un atto eutanasico vero e proprio.
L’associazione Scienza & Vita condivide l’intervento del giudice di Sassari e la posizione assunta da parte dei medici della Rianimazione dell’Ospedale Santissima Trinità di Sassari, laddove rimettono al centro del dibattito la coscienza e la professionalità del medico. Il Pubblico Ministero della Procura di Sassari infatti ha così respinto la richiesta, richiamando all’attenzione la centralità del medico: “Non si può costringere un medico, neppure indirettamente, a compiere un atto al quale la sua coscienza si ribella". Si tratta di quella coscienza, che per il Codice di deontologia medica – sottolinea Scienza & Vita – viene prima ancora del convincimento clinico e che può portare a rifiutare la propria opera; quella libertà di coscienza che è costituzionalmente tutelata. In sostanza, rimarca Scienza & Vita, il Pubblico Ministero sottolinea che non solo non si può obbligare qualcuno a fare il contrario di quello che richiede la sua professione e la sua professionalità, ma che procurare l’insufficienza respiratoria non è una mera sospensione di terapie di sostegno vitale ma un atto eutanasico vero e proprio.