L’OBIEZIONE DI COSCIENZA OGGI

Dal 19/11/2010
al 19/11/2010
Dalle 17:15
alle 20:00
Luogo Firenze via Folco Portinari, 5, c/o Auditorium dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, g. c
Relatori Prof. FabrizioFabbrini Ordinario di Storia Romana Università di Siena Prof FerrandoMantovani Professore Emerito di Diritto Penale Università di Firenze, Membro accademia dei Lincei Prof Lucio Romano Dir Dip. Ginecologia e Bioetica Un. Napoli Federico II Presidente nazionale Associazione Scienza & Vita coordina l’incotro Dr, Mario Cioffi Presidente Unione Giuristi Cattolici Firenze, membro Consiglio Nazionale
Collaborazione Movimento per la Vita di Firenze; Unione Giuristi Cattolici Firenze; Associazione Medici Cattolici Firenze.
Telefono 055 287446
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L’OBIEZIONE DI COSCIENZA OGGI Dr. Marcello Masotti Presidente Scienza e Vita Firenze Già la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” del 1948, all’art18, e la “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”, all’art.9, avevano solennemente sancito il diritto di ogni persona alla “libertà di pensiero, di coscienza e di religione”. Sotto la spinta di istanze di ordine religioso portate avanti da frange cattoliche e pressioni di movimenti, in larga parte di sinistra, qualche decennio fa tenevano banco nelle cronache le questioni dell’Obiezione di coscienza riguardanti la guerra e il servizio militare. In tale clima maturarono poi le nuove leggi più rispettose delle convinzioni personali, che sfociarono, nel nostro paese, sia nella legittimazione della Obiezione sia nella abolizione del Servizio militare obbligatorio. Anche oggi, nella stagione del secolarismo ed anche dell’individualismo, si ripropone la rivendicazione della libertà di coscienza in mezzo a forti contestazioni, non più riguardo al settore militare ma in materie di rilevanza etica e antropologica. Stranamente, in questa fase, viene soprattutto da sinistra l’opposizione all’Obiezione di coscienza. La questione è finita recentemente anche al Consiglio d’Europa, ove, però, questa volta, la mozione della socialista inglese Christine McCafferty, che puntava ad una pesante limitazione della libertà di coscienza del personale sanitario, è rimasta soccombente. E’ opportuno, pertanto, svolgere alcune considerazioni di principio e sul piano giuridico in merito alla attuazione della obiezione di coscienza nel campo sanitario. Sul piano di principio si osserva che è un interesse della democrazia e degli ordinamenti liberi alimentare una riserva di eticità dei cittadini che tenga sempre vivo il senso dei valori più alti anche quando la legge può ammettere, come leciti giuridicamente, comportamenti che sono però in contrasto con norme morali che la coscienza giudica più importanti. In questo senso è il ricordo di Antigone come emblema di una obbedienza alla norma etica che non può essere infranta. La questione riveste oggi particolare importanza, nella stagione del “relativismo morale”, come anche i documenti della Chiesa Cattolica non cessano di evidenziare, perché le maggioranze parlamentari, investite delle decisioni in democrazia, non è detto che rispettino norme morali che nel passato costituivano riferimento generale e limite in nome di un diritto naturale più o meno da tutti accettato Se il diritto alla vita “non negoziabile” sta alla base di tutti gli altri diritti umani, è necessario che la possibilità di obiezione sia riconosciuta a tutti gli operatori sanitari: non solo al medico o all’infermiere alle prese con l’aborto, ma anche al farmacista che, pure, fa parte del personale sanitario. La legge 194/78, che definisce “interruzione di gravidanza” la soppressione del concepito nel corpo materno in qualsiasi momento successivo alla fecondazione, all’art.9, comma 3, stabilisce che l’obiezione di coscienza esonera dal compimento delle “attività specificatamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza. La Consulta, fino dalla sentenza n.467 del 1991, ha riconosciuto che “la protezione della coscienza individuale si ricava dalla tutela delle libertà fondamentali e dei diritti inviolabili riconosciuti e garantiti all’uomo ai sensi dell’art.2 Cost.”. Anche il Comitato nazionale di bioetica si è pronunziato nel senso del legittimo rifiuto dell’operatore sanitario poiché il concepito possiede un’ identità umana e, con proprio parere emanato il 28/6/96, ha riconosciuto unanimemente “il dovere morale di trattare l’embrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti di individui umani a cui si attribuisce la caratteristica di persone”.

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