DALL’O.N.U. ALL’EUROPA: I DIRITTI UMANI E IL DIRITTO ALLA VITA

Dal 20/06/2008
al 20/06/2008
Dalle 17:45
alle 20:00
Città Firenze
Luogo Auditorim Cassa Risparmio, via F. Portinari n. 5
Relatori On. Carlo Casini, Parlamentare Europeo e Presidente Nazionale Movimento per la Vita; Sen. Gaetano Quagliariello, Vicepresidente gruppo PDL Senato della Repubblica. Modera l'incontro Prof. Leonardo Bianchi, Docente di Diritto Costituzionale Università di Firenze.
Collaborazione Movimento per la vita - Firenze, Unione Giuristi Cattolici - Firenze, CIF - Firenze, MOICA - Firenze.
Telefono 055 287446
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Quest’anno segna il 60°anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo; nel documento confluirono tradizioni religiose e culturali diverse, tutte volte, però, a porre la persona umana al centro delle istituzioni, delle leggi, della società. Fu in risposta al relativismo e al positivismo politico e legislativo della Germania nazista che fu prodotta la codifica dei diritti umani. La Dichiarazione fu adottata come “comune concezione da perseguire” (preambolo), ha detto Benedetto XVI all’Assemblea dell’ ONU e “ha rafforzato la convinzione che il rispetto dei diritti umani è radicato principalmente nella giustizia che non cambia, sulla quale si basa anche la forza vincolante delle proclamazioni internazionali”. “Tali diritti sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo e presente nelle varie culture e civiltà”. La Dichiarazione non deve, pertanto, essere reinterpretata compromettendone la sua unità e indebolendo la protezione della persona umana: “non può essere applicata”, aggiunge il Papa, “per parti staccate, secondo tendenze o scelte selettive che corrono semplicemente il rischio di contraddire l’unità della persona umana e perciò l’indivisibilità dei diritti umani”. Ma tale visione universalistica e indivisibile dei diritti umani, legata a una comune natura umana conoscibile mediante la ragione, contrasta oggi con una mentalità contemporanea ben presente anche in Europa, soggettivistica e relativistica, che considera i diritti umani come qualcosa che meri processi politici possono modificare a piacimento. Manca la fiducia nella capacità di giungere, mediante la ragione e un confronto onesto e ponderato, a una verità oggettiva sulla natura umana e i suoi connotati essenziali e inderogabili. In mancanza di un punto fermo, di un modello per determinare ciò che è giusto, tutto può divenire giusto. Lo si vede in materiali pratiche di selezione eugenetica, nella manipolazione degli embrioni, nell’aborto come diritto, nel dibattito sull’eutanasia e nell’antropologia. Da ciò la domanda se tale soggettivismo senza limiti sia sopportabile dalla democrazia o se non possa preparare il terreno a involuzioni pericolose sul piano umano, civile e politico. E poi la democrazia non è la cultura del limite, il sistema che dovrebbe garantire l’uguaglianza di tutti e ciò a partire dal diritto primo che è quello di vivere? Perciò la “questione dei diritti” e quella della “vita” diventano oggi anche la “questione democratica”.

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